Fauriel ellenista a Parigi. Gli “Chants populaires de la Grèce moderne” dai manoscritti alla stampa

Part of : Θησαυρίσματα ; Vol.41-42, 2011, pages 233-277

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233-277
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Uscita in un periodo in cui il fervore filellenico era in una cruciale sintonia con la causa del popolo in lotta per l’indipendenza, la raccolta di Chants populaires de la Grèce moderne curata da Claude-Charles Fauriel (Parigi, Didot, 1824-25) si confrontò con l’opinione comune secondo la quale i Greci sotto il dominio turco erano ormai una nazione spenta. Con questo progetto editoriale Fauriel intese mostrare all’Europa illuminata che essi erano invece spiritualmente, culturalmente e linguisticamente gli eredi legittimi degli antichi Elleni, e meritavano di tornare nazione libera perché il loro génie era vivo e vegeto, conservatosi come la lingua classica, «presque une langue vivante, tant elle s’est altérée dans la bouche de leurs descendans». Nelle pagine introduttive, Fauriel spiegava che il neogreco è frutto di un’evoluzione naturale e necessaria, cominciata insensibilmente molto prima della presa di Costantinopoli, quando invece un’ idea diffusa e condivisa anche da studiosi eminenti ne collocava l’origine.Dal raffronto tra testo a stampa e manoscritti (condotto soprattutto sugli autografi più prossimi all’edizione, quali due quaderni della Biblioteca Victor Cousin di Parigi, in cui si notano appunti di mano dell’esule Nikolaos Pikkolos), si osserva come i ritocchi tendano ad una dottrina linguistica: Fauriel non intervenne con il proposito di rendere la lingua più prossima alla veste classica, ma levigando e sfumando i tratti dialettali che potevano mettere in dubbio l’ uniformità linguistica. Si mosse così verso un livello standard, normalizzato, ovattando le differenze con una grafia arcaizzante e operando alcune espulsioni significative di prestititurchi, volendo fare della raccolta un ((livre classique» per lo studio del neogreco.Gli Chants rivelavano comunque lo scarto lampante in ragione del quale il volgare era trascurato se non oggetto di disprezzo, per il sentimento di una sua imbarazzante ed incolmabile lontananza dal greco classico. «Aussi grande que l’ on voudra», tale alterazione non era secondo Fauriel il segno di uno strumento imbarbarito ed inutilizzabile: i cambiamenti erano da situarsi in un processo inelluttabile, come nel caso delle neolatine. Gli Chants mostrarono che l’idioma parlato meritava di essere conosciuto e studiato, oltre che di costituire la base di partenza per la lingua ufficiale della nazione neogreca.
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