Un’icona costantinopolitana del XII secolo a Venezia : la Madonna Nicopeia

Part of : Θησαυρίσματα ; Vol.17, 1980, pages 290-306

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290-306
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L’ autore traccia da una parte la storia delle ricerche fatte (di cui anche offre la bibliografia alla fine) sulla celebre icona bizantina della chiesa di S. Marco a Venezia detta Madonna Nicopeia e dall’altra dà informazioni techniche sui suoi successivi restauri e soprattutto sull’ultimo intervento in seguito ai gravi danni riportati nel 1979 a causa di un vandalico furto.G.B. Ramusio fa nel 1559 la prima esplicita menzione dell’icona. Pretende che l’icona sarebbe stata quella strappata nel 1204 dai crociati a Costantinopoli. Fu questa la base di una tradizione accolta nei trattati che sull’icona marciana si pubblicarono nel XVII e XVIII secolo. Il primo ad avanzare dubbi sulla tradizione fu il canonico Agostino Molin (1821) ma fu solo con Giovanni Veludo (1886) che venne dimostrata l’inconsistenza della tradizionale identificazione della tavola marciana coll’ icona imperiale di Costantinopoli. Più recentemente Rodolfo Gallo (1967) ritenne invec e che l’icona marciana sia proprio quella strappata dai Francesi ai Bizantini di Murzuflo, avanzando l’ipotesi che sia stata portata a Venezia nel 1261. Al di là dei vari pareri è comunque un fatto sicuro che è solo nel XVI sec. che divenne la protettrice di Venezia ed è solo nel 1589 che l’immagine fu collocata in chiesa. Da allora il culto per la Nicopeia (dal greco «Nikopoiòs», apportatrice di vittoria) andò notevolmente sviluppandosi.La venerazione per l’icona fu causa di varie ridipinture, la più importante delle quali fu eseguita nel 1594 dal greco Tomaso Bathàs che dell’immagine marciana eseguì pure una copia conservata all’Istituto Ellenico di Venezia. Ripetuti interventi portarono poi ad occultare il testo pittorico originale che riapparve solo col radicale restauro attuato nel 1968-69. Questo restauro ha avuto il merito di rivelare l’originaria cromia basata su quattro pigmenti, cioè giallo ocra, bianco di piombo, cinabro, oltremare naturale (le a nalisi furono eseguite dal dott. Lorenzo Lazzarini del Gabinetto Scientifico della citata soprintendenza). In complesso circa il 70% della zona figurata risultò integro, percentuale elevata al 90% circa considerando i soli volti. Prima del restauro del 1968-69 le valutazioni cronologiche oscillavano dall’VIII al X secolo. Solo il Chatzidakis avanzò un ’attribuzione al XII secolo. In effetti il restauro ha messo in luce un nobilissimo testo costantinopolitano di etàcomnena. La tavola infatti trova riscontro in alcune splendide icone di età comnena come il S. Pantaleone del monastero di Lavra sul Monte Athos, tipici prodotti dell’arte bizantina aulica del XII see. che ha il suo «manifesto» nella lunetta musiva di S. Sofia raffigurante la Madonna col Bambino tra l’Imperatore Giovanni II Comneno e l’Imperatrice Irene (1118 c.).
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Περιέχει εικόνες και σημειώσεις, Il presente studio è stato oggetto di una conferenza temila dall’autore all’ Istituto Ellenico di Venezia il 18 settembre 1980., Πίν, ΙΓ΄-ΚΓ΄