Από την εποχήν της παρακμής της δυτικής επισκοπής Άνδρου (1591-1648)

Part of : Θησαυρίσματα ; Vol.20, 1990, pages 253-299

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253-299
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Il vescovato latino di Andros, fondato dopo la Quarta Crociata sotto la giurisdizione dell’ arcivescovo di Atene, fu privato dei suoi privilegi e della protezione di cui godeva con l ’ espulsione da parte dei Turchi dell’ ultimo signore latino dell’ isola nel 1566. Da allora si constata una continua, e a volte rapida, decadenza delle fortune dei Latini ad Andros, fino all’ abolizione del vescovato nel 1710.Si pubblicano cinque relazioni inedite dei vescovi occidentali di Andros indirizzate alla Congregazione del Concilio a Roma e si analizzano gli elementi in esse contenuti, per lo più sconosciuti, in relazione sempre alle informazioni provenienti da altre fonti sull’ isola e, in particolare, sull’ attuale situazione ecclesiastica. Le prime due relazioni furono presentate dal vescovo Bonaventura Belendo di Naxos negli anni 1591 e 1599. Il Bonaventura fu eletto vescovo di Andros dopo una lunga vacanza del trono vescovile e di conseguenza trovò la pro vincia in uno stato tutt’ altro che soddisfacente. I Latini, come egli dice, erano ormai un migliaio, i terreni del vescovato erano stati espropriati ed egli stesso era rimasto senza entrate. Nel 1599 la situazione era peggiorata: erano rimasti appena duecento Latini. Il calo della popolazione latina, verificatosi durante gli otto anni trascorsi, si presentava drammatico e, nonostante le riserve relative di dati ufficiali, rimane comunque vero che l’ ultimo decennio del secolo fu particolarmente difficile per la minoranza cattolica.L’ insediamento dei Mussulmani ad Andros, che si deve far risalire a quegli anni (esiste una testimonianza posteriore che a Chora vivevano centosettanta Turchi), creò forse pressioni insopportabili sull’elemento latino, che era ancora economicamente il più vigoroso. Questo fatto indusse molti Latini ad andare via da Andros e altri a convertirsi al dogma ortodosso. La relazione del vescovo Nicolò Rigo di Tino si data intorno al 1618/19 e, malgra do il fatto che il prelato avesse prima prestato servizio ad Andros, le sue informazioni non sono esatte. I Latini non sono ormai più di cento. Si presentano anche informazioni sulla tassazione e sulle entrate. Il vescovo successivo Paolo Pucciarelli (dall’ Italia) presentò una relazione nel 1626, che ci è pervenuta anche in forma riassuntiva. Durante il suo vescovato si assiste ad una migliore organizzazione dei beni ed a un certo rallentamento del declino. Il patrimonio terriero fu posto sotto controllo, si crearono dei lasciti e, inoltre, il vescovo riuscì a riportare al dogma cattolico i pochi Latini che si erano convertiti. Si determinarono problemi con il vescovo ortodosso Gregorio (che era stato scomunicato dal Patriarcato per illegalità pochi anni dopo) come pure con il turco kadì che abitava vicino alla cattedrale di Sant’ Andrea. L’ ultima relazione è quella di Domenico Dellagrammatica, Γ unico prelato locale, presentata nel 1648. Il suo incarico fu particola rmente turbolento, e, quando infine si recò a Roma, evidentemente non trovò appoggio e non potè far ritorno alla sua provincia. In seguito andò a Parigi, dove morì. Vengono pubblicate inoltre due lettere inedite di Domenico scritte negli anni 1635 e 1636.
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