Le icone postbizantine della chiesa Greco-Ortodossa dei SS. Pietro e Paolo in Napoli

Part of : Θησαυρίσματα ; Vol.11, 1974, pages 136-163

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136-163
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Sfuggita negli anni Cinquanta al piccone demolitore, la piccola armoniosa chiesa greco-ortodossa di Napoli si trova letteralmente soffocata nel cuore dell’assurda 'city ’ partenopea. Nonostante custodisca uno dei più importanti nuclei di icone postbizantine esistenti in Italia, essa era stata completamente ignorata dalla storiografia artistica tanto italiana come neoellenica. La chiesa conserva più di cinquanta icone, dal XVI al XVIII see., scenograficamente inserite nelle forme rococò e neoclassiche del tempio. La maggior parte delle opere spetta al cefaloniota Eustachio Caruso (Ευστάθιος Καροϋσος), vissuto a Napoli nella seconda metà del ’700 e documentato come pittore e lettarato tra il 1756 e il 1818. Artista di indubbio talento sebbene qualitativamente discontinuo, il Caruso, che partecipò pure alla grande stagione pittorica del Settecento napoletano, si distingue per una singolare sensibilità realistica che lo portò a rappresenta re in varie icone costumi e architetture della vivace Napoli settecentesca. L’individuazione di questa personalità, fin qui praticamente sconosciuta, viene altresì a recare nuova luce su quell’estremo capitolo dell’arte postbizantina rappresentato dalla pittura nelle isole ionie.
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Περιέχει εικόνες και σημειώσεις, Πίν. ΙΘ΄-ΛΑ΄