Μπεργαδής και Πικατόρος. Προβλήματα χρονολόγησης

Part of : Θησαυρίσματα ; Vol.36, 2006, pages 57-77

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57-77
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La caduta di Rettimo nel 1646 (e la distruzione dei suoi archivi) ebbe ripercussioni anche nella storia della sua letteratura del XV secolo. I poeti cretesi del XIV e XV secolo rimasti nella città di Candia si possono data re con abbastanza grande certezza e si identificano con personaggi storici attestati nelle serie del Duca e dei Notai di Cania. Per Rettimo (e la Canea) si conservano solo documenti isolati e casuali.Così fino ad oggi l’identificazione di Ioannis Pikatoros da Rettimo (e di Bergadis, se anche costui era proveniente dalla stessa città) e l’esatta datazione del loro passaggio all’altro mondo era impossibile. L’ "Apokopos” di Bergadis si datava di solito intorno al 1420-1430, nello stesso periodo delle opere di Marino Faliero e la "Rima funebre all’amaro e miserabile Ade” di Pikatoros, a causa del particolare rapporto con l΄"Apokopos”, si collocava un po ’ prima o dopo questo poema.Si presentano alcune nuove idee sulla datazione di Bergadis nella seconda metà del XV secolo e sulla sua provenienza dalla Creta centrale. Su questa base si propone che l’unico membro della famiglia "Bergadhin”, testimoniato in quegli anni come abitante della città di Candia, Pietro Bergadis, sia il probabile poeta dell’ "Apokopos” e Candia la sua patria. Con fondamento la posteriore datazione del Bergadis assume in proposito grande importanza il protocollo di Giovanni Longo, tenuto negl’anni 1487-1490, quando era notaio a Rettimo. Là tra altri membri della famiglia di Pikatoros è testimoniato anche Ioannis Pikatoros, figlioccio del un tempo vescovo cattolico di Milos, Iakovos Pikatoros. Questo Ioannis sembra concentrare nella sua persona rincontro dell’ortodossia con il cattolicesimo. Nella sognata discesa all’Ade si fondono i tradizionali caratteri greci dell’indiviso regno delle tenebre con alcune caratteristiche dell’Inferno cattolico.Questa posteriore datazione delle due discese, dell’"Apokopos” di Bergadis e della "Rima funebre” di Pikatoros, trasferisce le opere nel periodo del pessimismo dopo la caduta di Costantinopoli. Ideologicamente si accorda con questo spirito catastrofico dominante allora nella letteratura greca. E così si rafforza ancor più il già grande gruppo di opere eticodidascaliche, che hanno come comune tematica la morte, il mondo infero, assieme alle conquiste ottomane e le menomazioni fisiche come castigo divino per i peccati dei cristiani, e con l’incombente apparizione dell’Anticristo con la conseguente fine del mondo.
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Περιέχει σημειώσεις, Ο συγγραφέας ευχαριστεί τον φίλο και μόνιμο σύντροφο των εκδοτικών και άλλων ερευνητικών προσπαθειών του Wim Bakker, που διάβασε και σχολίασε διάφορες μορφές του άρθρου αυτού. Ο Πάνος Βασιλείου, με τον οποίο τον συνδέουν παλιά φιλία και κοινά επιστημονικά ενδιαφέροντα, διάβασε μια από τις τελευταίες μορφές του άρθρου αυτού και του υπέδειξε λάθη και ιδέες που έπρεπε να διατυπωθούν διαφορετικά και καλύτερα. Τους ευχαριστεί και από εδώ.