Οι εμπορικοί πρόξενοι στη Δυτική Στερεά και Ήπειρο : το βενετικό προξενείο της Άρτας (1720-1797)

Part of : Θησαυρίσματα ; Vol.32, 2002, pages 251-298

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251-298
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Nel 1720 la Serenissima Repubblica quando il suo dominio si era ormai ristretto in Levante alle sette isole del mare Ionio e alle sue adiacenze (Parga, Prevesa, Vonizza), procedette alla fondazione di un consolato commerciale ad Arta. I veneziani con questa mosse speravano di assicurarsi l’esclusiva, se possibile, nel trasporto delle merci concentrate nei porti della Grecia continentale occidentale e dell’Epiro. Contemporaneamente, si sarebbe ridotta l’attività delle case commerciali francesi, che nei due primi decenni del XVIII secolo monopolizzavano l’interesse dei mercanti di Arta, dopo l’instituzione nella loro città del consolato francese. Infine, avrebbero potuto sviluppare un ’estesa rete di svariate informazioni, come per esempio apparizione e diffusione di malattie, spionaggio dei movimenti e degli intenti dell’impero ottomano. Giorgio Cumano, il primo eletto dal Senato, anche se portava il titolo di console dell’Arta, non potè stabilirs i nella sua sede perché le auttorità ottomane reagirano vigorosamente. Non ratificarono la sua nomina con il risultato di costringere i veneziani a trasferire la sede del consolato a Lepanto. Con l’approvazione ottomana dal 1729 fino al 1793 funzionò nella città di Arta un viceconsolato sotto la sopraindentenza del consolato di Lepanto e in seguito di quello di Patrasso. Nel 1794 il viceconsolato fu promosso a consolato.Due consoli e nove viceconsoli, che si trovarono spesso ad affrontare ostacoli nella loro opera (problemi con i dirigenti ottomani, peste ect.) diedero un ultimo impulso al commercio veneziano, che seguiva il corso declinante della Serenissima. Cereali, tabacco, carne e formaggio, stoffe e mantelli, pelli, ghinade e legname si ammassavano nei porti di Salaora e di Koprena per prendere la via dell’Occidente. La fine del consolato, come pure di tutto lo stato veneziano, fù scritta nel 1797 dai francesi di Napoleone.
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