Πληροφορίες για την αμυντική κατάσταση της Τήνου στις αρχές του ΙΖ´ αιώνα

Part of : Θησαυρίσματα ; Vol.3, 1964, pages 29-61

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29-61
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Informazioni sulla situazione difensiva dell’ isola di Tinos all’inizio del XVII secolo
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La Serenissima si preoccupa particolarmente nel XVII sec. Della difesa dell’isola di Tinos, suo avamposto nell’Egeo centrale, situato nel mezzo dei possedimenti turchi. Veniamo informati sulla costruzione della difesa di questa isola mediante la vastissima relazione di Pompeo Ferrari (1614), pubblicata da E. Armao (1938), come pure mediante gli ((ordinamenti» lasciati a Tinos dai «sindici» Zuanne Pasqualigo (1613), Nicolò Valier (1624) e Piero Giustiniano (1630), conservati nell’Archivio di Stato di Venezia (Secreta, materie miste notabili 70-72).La popolazione isolana costituisce la base della difesa, formata dalla milizia delle cernide sotto il comando di un ufficiale con il titolo di capitano, aiutato da un «sargente» e un «tamburo», tutti salariati della Repubblica veneta. Le cernide tiniote sono composte da cinque centurie guidate ciascuna da un «capo di cento» eletto dalla comunità di Tinos per quattro anni. Da ogni villaggio viene eletto un caporale, capo di una squadra. Le «mostre», ovvero esercitazioni generali, si facevano dodici volte l’anno. Zuanne Pasqualigo, affinchè gli isolani non tralascino le loro pratiche d’agricoltori, le limita ai mesi di marzo, aprile, luglio e agosto, senza ridurre il loro numero. In più, ci sono tre soldati a cavallo «provisionati» (stipendiati). Trentacinque persone sono addette alla vigilanza di altretanti punti della costa. Ai porti naturali di Ajios Nicolaos, Ajios Ioannis e Kolibithra, fanno la guardia due salariati assieme con due contadini che si chiamano «merovigli». Durante il periodo estivo questa guardia riceve per la notte altri quattro uomini, cosidetti «nictovigli». Il quarto porto Panormos è vigilato da sessanta albanesi. Il Castello è costruito sulla cima d’un monte «grebanoso». Attorno si è sviluppata la piccola città. La sua guardia si compone di cento fanti arruolati a pagamento per cinque anni, divisi in due compagnie sotto un capitano ciascuna. Di questi, quattro con un caporale stanno nel castello dove si trova anche un castellano, tiniota, con ordine di trascorrervi le notti per tutta l’estate; durante lo stesso periodo fanno la guardia al castello anche trentasei soldati «roccari». L’artiglieria dispone di quattro bombardieri al comando di un capo. La responsabilità per la difesa dell’isola cade sul Governatore. n realtà però tutto questo dispositivo di difesa funziona assai male. Persone iscritte come soldati, principalmente parenti del rettore, non fanno nessun servizio, benché ricevano lo stipendio. Gli ufficiali sfruttano i soldati mettendoli a lavorare nei propri campi e vigne, invece di farli esercitare. Il materiale d’esercito, armi, polvere, ecc. si guasta per l’ umidità e le pioggie, non avendo cura di ciò quelli che vengono istituiti a questo scopo. Non c’è alcun ordine nei pagamenti dei soldati. I rettori dispensano le munizioni senza scopo facendone inutile spreco. Le mura sono distrutte. Tutti questi problemi vuol risolvere il Pasqualigo. Una comparazione dei suoi ordinamenti con quelli dei suoi predecessori e dei suoi successori ci persuade che la situazione continua ad essere cattiva e precaria, per opera dei vari organi amministrativi incapaci ed insufficienti a dirigere certe cose in quell ’ epoca e in quell’isola.
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