Μία υπόθεσις πειρατείας κατά τον 17ον αιώνα (1678-1680)
Part of : Θησαυρίσματα ; Vol.2, 1963, pages 36-62
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Pages:
36-62
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Una causa per pirateria nel XVIIo secolo (1678-1680)
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Durante il periodo della dominazione turca in Grecia la pirateria era frequente in tutto il Mediterraneo. Il fenomeno si acuì durante il secolo XVII° e, per quanto concerne le isole ed i litorali della Grecia, soprattutto dopo la guerra turco-veneta (1645 - 1669), quando molti alleati dei veneziani, in particolare maltesi di origine francese, si dedicarono alla rapina ed al saccheggio. I commercianti ed i marinai greci si tro varono così in balia di pirati cristiani, cosa che non mancò di creare problemi anche di carattere giuridico, come testimonia la causa per pirateria qui esaminata.Il fascicolo della causa si trova presso l’antico archivio della Confraternita dei Greci Ortodossi di Venezia, ora di proprietà dell’Istituto Ellenico (n° 108, ff. 1 - 32v) ed è composto da lettere, polizze di carico, deposizioni, procure, passaporti ed altri documenti ufficiali, dai quali risulta che il 6 maggio 1678 due navi, battenti bandiera della Savoia, guidate, l’una dal famoso pirata Hugues Crevelier e l’altra da tale Honorato Tirragallo, a nome del proprietario dello scafo conte Giacinto Scaglia, catturarono la polacca «San Giorgio» con il suo carico. Capitano della nave predata era Giorgio Clironomos, che trasportava mercanzia per conto dell’ateniese Giorgio Mellos, che si trovava a bordo come sopraccarico, di Teodoro Cui 0 Chui, di Nicolò Aperghis e Ascanio Marchi di Chio.Dopo l’accaduto le vittime della rapina si accordano per la rivendicazione legale dei danni e nominano loro procuratore il Mellos. Vengono raccolte testimonianze a carico dei pirati dove si sostiene, tra l’altro, che la destinazione della nave era Messina e non un porto turco. Il Mellos prima di recarsi a Torino, capitale della Savoia, per far valere le sue ragioni, passò per Roma (1679) dove trovò l’appoggio dei suoi connazionali Giovanni Benaldis (Johannes Franciscus Bernardinus) e di suo figlio Arghiros (Argiro). Quest’ultimo, alcuni anni dopo divenne, un noto letterato. I Benaldis procurarono al Mellos lettere di raccomandazione del Papa e di altre influenti personalità. Giovanni Benaldis inoltre preparò per il commerciante greco un «pro memoria» su come avrebbe dovuto impostare la causa per il risarcimento dei danni a Torino. Giunto a Torino il Mellos ottiene, dopo otto mesi di attesa, che la duchessa di Savoia ordini alle autorità competenti di prendere in esame la sua questione.L’ argomento basilare del Mellos a rivendicazione dei suoi interessi, come risulta dal «pro memoria» del Benaldis, è che la nave assalita compiva la rotta dal porto egiziano di Rossetto alla Sicilia, con mercanzia destinata alle autorità francesi di Messina. I pirati inoltre avevano il diritto di preda solo «contro li pirati turchi et altri infedeli dell’impero ottomano», come dimostrava il diploma rilasciato al conte Giacinto Scaglia di Verrua dal duca di Savoia. I greci naturalmente quali cristiani non devono essere considerati sudditi turchi.La parte avversa sostiene invece che la nave era turca con destinazione Smirne, che a bordo c’erano due ufficiali turchi, che la polacca era stata catturata in acque turche, che il mercato più vantaggioso per la merce che veniva trasportata era Smirne o Costantinopoli e non Messina, che infine dal 15 marzo 1678 Messina era caduta in mano degli spagnoli, per cui non era sostenibile che il carico fosse destinato ai francesi della città. Da tutti questi elementi doveva dedursi che la polizza di carico con destinazione Messina prodotta a proprio difesa dal Mellos era falsa e che serviva a coprire il fatto che costui trafficava con I turchi, cosa proibita ad un cristiano.La vertenza si conclude così a svantaggio del Mellos, il quale decide di abbandonare l’Italia per la Spagna, che lascierà solo dopo molti anni per stabilirsi definitivamente a Venezia.
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